Gillo Dorfles, l’artista e l’intellettuale: due anime distinte, due differenti modi di vivere la relazione con il tempo. Da un lato, i tempi del mondo interiore imperturbabile di fronte all’avvicendarsi di avanguardie e correnti artistiche. Dall’altro lato, i tempi del mondo esteriore, l’interpretazione del presente che caratterizza ogni epoca. E’ il filo conduttore del docufilm “Gillo Dorfles. Essere nel tempo” – scritto da Maurizio Rossi e Fulvio Caldarelli, che firma anche la regia – che Rai Cultura propone mercoledì 12 aprile alle 21.15 su Rai5, nel giorno del suo 107esimo compleanno. Obiettivo: raccontare la personalità e l’opera totale di Gillo Dorfles, per ripercorrere oltre un secolo di storia, tra parola e immagine nella narrazione di una biografia che da personale si fa collettiva. Un racconto modulato in prima persona, attraverso la viva voce di Dorfles: interviste inedite ambientate nell’intimità della sua casa-studio e filmati storici provenienti dall’archivio Rai Teche. Un ritratto corale tratteggiato con stima e affetto da otto testimonial d’eccezione: Achille Bonito Oliva, Mario Botta, Fulvio Caldarelli, Andrea Cortellessa, Gino Di Maggio, Federica Pirani, Luigi Sansone, Angela Vettese.
Il taglio critico è lo stesso che ha già sancito il successo dell’omonima mostra antologica curata da Achille Bonito Oliva al Museo MACRO di Roma (Gillo Dorfles. Essere nel tempo, 27 novembre 2015 – 17 aprile 2016), ideata e organizzata dal Centro interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo – che ha prodotto il docufilm – in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e promossa da Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Oltre un secolo di vita vissuta, documentata anche con la “complicità” di un ricchissimo repertorio fotografico: dalle istantanee tratte dall’album di famiglia ai ritratti d’autore realizzati da amici fotografi come Ada Ardessi, Giovanna Dal Magro, Fabrizio Garghetti, Ugo Mulas e Ferdinando Scianna. E, soprattutto, attraverso le opere dell’artista: dagli esordi giovanili degli anni Trenta alla fondazione del Movimento per l’Arte Concreta, fino alle creazioni dell’estate 2016.
“Nel compiere 107 anni, l’essere nel tempo di Gillo Dorfles è espressione vibrante e vitale – dicono gli autori – di un patrimonio intellettuale costantemente proiettato nel domani, di un’arte in cui le coordinate temporali si dissolvono nella sincronia di un lungo presente, tuttora in espansione”.
Semiologo
Ugo Volli, già autore del contributo raccolto da Dorfles in “Kitsch. Antologia del cattivo gusto” (1968) e collaboratore fin dalla sua fondazione (1971) della rivista “Versus” diretta da Umberto Eco, racconta l’originalità e la modernità dell’estetologo e del critico dell’arte più anticonvenzionale della cultura italiana contemporanea.
“L’atteggiamento critico è profondamente connaturato allo sguardo di Gillo Dorfles, al suo carattere, alla sua persona. Il critico è colui che è in grado di accogliere il nuovo, anzi di cercarlo intensamente, ma di non subirlo passivamente bensì di distinguere in esso ciò che è nuovo per davvero e ciò che invece riproduce vecchi schemi e contenuti.
Insomma, critico è l’atteggiamento di ricezione attiva, di sollecitazione, di giudizio che sa farsi pedagogico, di sperimentazione d’uso e di sguardo trasversale sul proprio oggetto, che lo coglie al di là del modo in cui si presenta”.
Introduce Fulvio Caldarelli
Aldo Colonetti, filosofo, allievo diretto di Gillo Dorfles, ripercorre gli sconfinamenti tra arte, design e comunicazione di massa del padre storico della critica contemporanea.
“Noi siamo abituati a considerare il concetto di approssimazione come un limite rispetto alle nostre capacitadi “fare” e di progettare, ma anche di pensare nel segno della precisione e della certezza. Nel caso di Dorfles, l’idea di “approssimazione” è contestualizzata all’interno delle attività conoscitive dove il ruolo della persona è fondamentale: ciascuno di noi rappresenta un proprio centro del mondo, per cui, soprattutto quando si agisce nel segno della dimensione estetica (e, qui, Gillo da sempre esercita la sua attivita di studioso, d’interprete, di artista), è necessario essere consapevoli che è il particolare, l’esperienza del “qui e ora” che determina e quindi struttura il nostro essere nel mondo reale delle cose”.
Che aria tira? Il divenire delle arti e dell’uomo.
Gillo Dorfles nella tradizione di autori che hanno saputo cogliere, nelle minime increspature dell’atmosfera simbolica di un dato periodo, la prefigurazione delle bufere a venire. In alcuni casi sporgendo le proprie antenne a sondare il presente; in altri esplicitamente immaginando, sulla base del medesimo presente, il futuro.
Mario Botta, architetto di fama mondiale, allievo di Le Corbusier, ripercorre il secolo di critica che ha per protagonista Gillo Dorfles. Un impressionante patrimonio storico di conoscenze, vissuto in diretto contatto con architetti, urbanisti, designer e storici dell’arte che dagli albori del Novecento hanno registrato speranze e illusioni del dibattito culturale internazionale.
Il compositore Giorgio Battistelli e il filosofo Stefano Catucci si confrontano su Gillo Dorfles, tra i pochi a tenere costante l’attenzione sulla musica, non considerandola mai estranea al destino delle altre arti. Non si può trascurare che Dorfles abbia avuto una formazione musicale significativa e che abbia sempre praticato la musica suonando. È stata però soprattutto la sua attività di studioso e critico delle arti visive a giovarsi del confronto con la musica.
Da un lato, i tempi del mondo interiore e una nitida scelta di campo: l’impronta destinale di un essere “senza tempo”. Dorfles, artista, resta fedele nelle proprie modalità figurative a un universo interiore astorico e autarchico, imperturbabile di fronte all’avvicendarsi di avanguardie e correnti artistiche.
(Archivio Eugenio Battisti)
Le immagini della giornata-evento.
La nuova illy Art Collection disegnata da Gillo Dorfles
in occasione della mostra al MACRO.
Gillo Dorfles visita gli spazi espositivi del museo, con Achille Bonito Oliva, Federica Pirani e Fulvio Caldarelli.